Se ne è parlato di recente nel gruppo Telegram riservato agli installatori Top Security Advisor: il settore sicurezza sembra infatti stare subendo l’ennesimo cambiamento e questo ci obbliga, essendo coinvolti, a fare delle considerazioni. Di che tipo di mutamento stiamo parlando? Avrete notato che i principali player del mercato – chi più chi meno – si stanno dando da fare per creare ognuno il proprio esercito privato di installatori al fine di assicurarsi una fetta di quel mercato residenziale che ad oggi è un po’ terra di nessuno e dove la disinformazione la fa da padrona – purtroppo – e forse viene perfino incentivata e cavalcata. Proviamo ad analizzare la questione più dettagliatamente.
di Davide Marcomini – Installatore professionale di sicurezza, ideatore e fondatore del portale Top Security Advisor® – Autore della guida AntiFURBO
Un tempo non troppo lontano tra addetti al settore vigeva il detto che “l’impianto della signora Maria” – ossia il tipico impianto residenziale per antonomasia – non lo volesse fare nessuno. Questo perché il mercato delle installazioni era un tempo riservato agli specialisti del settore (pochi), i quali, sempre oberati di lavoro, non erano disposti a subire la riduzione dei margini provenienti da quei “lavoretti”. Pian piano le cose sono cambiate, a cominciare dai prodotti.
Prodotti e installatori troppo easy?
Diverse aziende, infatti, si sono concentrate sulla produzione di apparecchiature prettamente wireless sempre più “easy” e low-cost, quindi di facile installazione e che ben si prestano proprio a quella fascia di mercato residenziale. Ma oltre a ciò è cambiata anche la figura professionale interessata, che non è più solo lo specialista, ma spesso anche il venditore o l’elettricista generico che, benché privi delle dovute conoscenze e competenze (siano esse tecniche o normative), trovano un proprio spazio proprio in quel mercato fatto principalmente di installazioni in ambito residenziale. Tutto ciò, unito alla crescente richiesta di sistemi di sicurezza, ha contribuito a creare una condizione inevitabile. Ma cui prodest, a chi giova tale trasformazione del mercato?
Cui prodest?
Ammettiamolo, di sicuro non all’installatore, che pur di fare qualche impianto a prezzi e prodotti imposti dovrà fare salti mortali (forse qualcuno ricorda com’è andata con Sky), ma certamente ne godranno le aziende produttrici, che in questo modo si assicureranno quote di mercato spendibili in termini di leadership e non solo. Va detto che, nonostante il settore sia ampiamente normato e che l’installazione di impianti di allarme intrusione debba essere eseguita da personale in possesso dei requisiti tecnici previsti dalle norme vigenti, impera la totale disinformazione nell’utenza, la quale non ha la minima idea di doversi rivolgere a qualcuno di specifico.
Quindi: ci sono le richieste, ci sono i prodotti, ci sono gli installatori. Mescolando bene gli ingredienti, la ricetta è quasi pronta per poter essere servita. Viene da chiedersi se sia questa la strada giusta.
Siamo sicuri di desiderare la standardizzazione dei nostri sistemi di sicurezza?
Dall’indipendenza al kit
Uno degli aspetti positivi di avere a che fare con l’installatore indipendente è sempre stato quello per cui a questa figura professionale spettasse anche la scelta dei componenti che non necessariamente dovevano provenire dal medesimo produttore, ma anzi, venivano scelti in base alle necessità e “miscelati” ad arte nell’impianto. Questo faceva sì che si ottenessero impianti diversi tra loro, difficilmente riconoscibili e quasi mai riconducibili a carenze o problematiche di diversa natura. Volendo estremizzare, lo specialista, proprio per le suddette ragioni ha sempre schifato il famigerato KIT. Tuttavia sembra che la nuova strada stia andando proprio in quella direzione.
Domande da porsi
Ti sei mai chiesto perché i sistemi Windows sono più colpiti dai virus?
Ti sei mai chiesto perché le auto più rubate sono le utilitarie più diffuse?
Ti sei mai chiesto perché il CMS WordPress sia il più soggetto agli attacchi informatici?
E via di seguito di questo passo, potremmo enumerarne a decine. La risposta è una sola ed è semplice, perché più una cosa è diffusa e conosciuta, più se ne conoscono i difetti e le falle. Cito solo un esempio: se sai come si apre una Fiat Punto, sai aprirle tutte… Ecco, le multinazionali vorrebbero standardizzare i nostri impianti rendendoli tutti simili per facilitarne la diffusione e l’installazione, ma siamo sicuri che sia una buona idea? Da sempre, “fare sicurezza” è anche l’arte di mettere insieme dispositivi di diverse aziende al fine di ottenere livelli più elevati. L’installatore del mestiere sa che meno informazioni diamo e più sarà sicuro il nostro sistema. Vogliamo davvero renderci tutti uguali, o detta in altre parole, vogliamo realmente avere tutti la stessa serratura alla porta? Non pretendiamo di rispondere a queste domande in un breve articolo, ma soltanto sollecitare il lettore a riflettere sulle strategie atte a preservare quanto possibile quel valore che da sempre contraddistingue le nostre aziende e gli installatori specialisti: FARE SICUREZZA.
Una riflessione
di Nicola Ciciarello – SDT impianti – Top Security Advisor
Che sia per lavoro o per svago, quando sono in giro – per deformazione professionale – guardo sempre i muri dei negozi o delle case o dentro le varie attività, per scorgere se siano provvisti o meno di sistema di allarme o videosorveglianza e, qualora ci sia, per verificare che tipo di sistema di sicurezza è stato installato. Purtroppo sempre più spesso trovo sistemi realizzati con prodotti di grossi produttori internazionali.
Ora non voglio analizzare la qualità tecnica e costruttiva di questi prodotti, ma vorrei accendere un riflettore su tutto il contorno. Innanzitutto penso che tutti dovremmo preferire, per quanto possibile, prodotti Made in Italy per supportare tutta la filiera e incrementare il lavoro del nostro beneamato paese. Noto inoltre che questi prodotti sembrano sviluppati in modo tale da avere il controllo del cliente da parte di casa madre, magari solo per un introito costante di pagamento del cloud o magari per qualche altra forma futura di gestione. La cosa più importante è che con i tipi di prodotti che hanno in catalogo e che si possono installare per compatibilità, sembra quasi che si voglia standardizzare l’installazione dei sistemi di sicurezza, non tenendo cura della valutazione del rischio e/o di realizzare impianti ad hoc. Si preferisce riempirsi la bocca dicendo che si è realizzato un impianto di allarme con prezzi molto contenuti. Un punto del tutto controproducente per chi ancora dedica studio, dedizione e passione al proprio lavoro, utilizzando prodotti sicuramente non low cost e cercando di realizzare un impianto come la norma CEI 79-3 prescrive per realizzare veri “sistemi di allarme intrusione” e non per far semplicemente suonare una sirena o far arrivare una notifica tramite un’App.
(Fonte: www.secsolution.com)