L’annuale indagine di IFSEC Global sul mercato della videosorveglianza, realizzata quest’anno in collaborazione con IDIS, si incentra sullo sviluppo della videoanalisi, sull’AI, sulle motivazioni e sugli ostacoli all’acquisto e ovviamente sull’impatto del COVID-19 sul segmento. Ne esaminiamo gli aspetti a nostro avviso più interessanti.
Si aggiunge davvero valore?
Alla domanda se i software di analisi siano giunti ad un livello evolutivo tale da garantire reale valore aggiunto al dipartimento sicurezza e non solo, la stragrande maggioranza dei professionisti intervistati ha risposto affermativamente (71%); si è detto dubbioso un 24% e solo il 5% ha risposto in maniera negativa. Un bel salto in avanti rispetto allo stesso sondaggio effettuato nel 2019, quando era un abbondante 14% dei professionisti a non credere ai software di analisi: che in questi ultimi 12 mesi gli stessi professionisti abbiano toccato con mano i benefici delle tecnologie? Un dato è significativo: gran parte del mercato ancora non usa sistemi ad intelligenza artificiale/deep learning (il 54%). Si spera quindi che l’approccio sarà nettamente diverso nell’edizione 2021 di questa indagine, quando molti avranno potuto valutare gli effetti di queste tecnologie nella lotta alla pandemia.
Cosa trattiene ad acquistare?
Altra domanda di grande interesse è, visto che il gradimento è ormai alto, cosa trattiene i professionisti ad investire in IA/deep learning per la sorveglianza? Elementare, Watson: il costo, ritenuto ostativo per l’85% degli intervistati. Il 50% parla di preoccupazione per il ROI (che comunque rappresenta un’altra preoccupazione finanziaria, peraltro egualmente spalmata tra piccoli e grandi committenti). Ma la vera notizia è che il 52% degli intervistati identifica le preoccupazioni relative all’adesione al GDPR quale ostacolo principale dopo il costo. Interessante infine che il 46% degli intervistati abbia menzionato la necessità di aumentare gli skill dei dipendenti come motivo ostativo all’acquisto: il settore dovrà quindi lavorare sulla user friendliness e sul training.
In altra parte del sondaggio si parla anche di un 76% di utenti finali “abbastanza preoccupato” o “molto preoccupato” per la vulnerabilità dei propri sistemi rispetto agli attacchi informatici. Anche questo è un dato da tenere a mente.
I maggiori benefici
E chi invece già investe, cosa ritiene più vantaggioso dell’AI per la sua attività? La riduzione dei falsi allarmi detiene saldamente il primo posto, con il 46% delle risposte. Seguono a lunghissimo raggio il rilevamento del vagabondaggio e l’analisi comportamentale, che peraltro offre anche vantaggi operativi aziendali che superano ampiamente la security per diventare strumento di business intelligence per aumentare la redditività. Anche il riconoscimento facciale ha ottenuto un punteggio interessante (19%), anche se curiosamente il 26% degli intervistati lo ha identificato come uno dei motivi meno consueti per implementare questa tecnologia. Il che porta a pensare (ipotesi coerente con le politiche restrittive in materia di privacy soprattutto in Italia) che le aziende utilizzino i software di riconoscimento facciale solo per motivi specifici e non per necessità ordinarie.
Impatto Covid
E veniamo al Covid-19. Il 32% degli intervistati dichiara di aver ritardato aggiornamenti o progetti di sorveglianza a causa della pandemia, mentre solo un 4% dichiara di averli accantonati. Il lato più positivo di questa risposta è che il 71% degli intervistati aveva comunque in animo di upgradare le proprie soluzioni di videosorveglianza: l’importanza di mantenere aggiornate le tecnologie è quindi ben chiara nella committenza e non è una soddisfazione da poco. Inoltre, tra coloro che hanno dovuto rimandare i progetti di sorveglianza, la stragrande maggioranza si attendeva uno slittamento di massimo un anno; il 49% pensava a meno di sei mesi e solo l’8% temeva di andare oltre l’anno. Sono ottimisti, non a caso, gli installatori e gli integratori sui prossimi 12 mesi: l’80% degli intervistati è “molto fiducioso “(36%) o “nutre speranze”(44%) sulle prospettive.
TVCC vs. pandemia
L’81% degli intervistati ha dichiarato di pensare alla videosorveglianza come valida tecnologia di contrasto alla pandemia, con le camere termiche in testa per oltre la metà degli intervistati (54%), e questo anche se l’OMS ha ritenuto che lo screening della temperatura da solo potrebbe non essere efficace, in quanto lo stato febbrile è solo uno dei tanti sintomi di infezione. Inoltre sul mercato si sta facendo spesso un uso troppo vago del termine “screening termico”: gli utenti dovrebbero quindi non fare unicamente affidamento sulle camere termiche. Del resto, i software di analisi possono supportare nella lotta alla pandemia in altri modi: rilevando la mascherina, il social distancing, il conteggio delle persone e la densità di occupazione. Ancora una volta si mostra invece divisivo il riconoscimento facciale: il 27% degli intervistati lo indica tra le prime due tecnologie nel contrasto al Covid, mentre un 30% lo colloca tra le ultime due. Un dato che rispecchia peraltro le diverse legislazioni in materia di privacy, molto severe in gran parte dell’UE.
(Fonte: www.secsolution.com)
La versione integrale dell’articolo riporta tabelle, box o figure, per visualizzarle apri il pdf allegato.